M'Mporta
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2005, installazione/action in progress | ||
lattice, gommapiuma, legno, ferro, 2 pannelli di 1x2 metri | ||
Una porta, un passaggio obbligatorio per lo spettatore, un luogo del “tra” (un non luogo) tra capezzolo e ombelico, una zona magnetica, di attrazione tra le due parti. | ||
"I due frammenti del corpo: il capezzolo e l’ombelico, intesi come organismo unico e bipolare, maschile/femminile, pieno/vuoto dell’esistenza, trovano qui uno spazio vero di relazione. Il dialogo ideale tra i due elementi della porta, posti l’uno di fronte all’altro, diventa un rapporto di forme complementari che si attraggono tra loro ma che creano anche uno stretto passaggio a contatto con il pubblico. Le persone invitate a passare attraverso lo spazio dei due pannelli con le grandi forme in lattice (di 2 metri x 1), proveranno un senso di coinvolgimento e di divertimento nel sentirsi avvolti dalla morbidezza e dal senso quasi materno del materiale, ma potrebbero anche percepire disturbo, imbarazzo o indifferenza, come le reazioni emotive indagate con la famosa opera “vivente” Imponderabilia di Marina Abramovic e Ulay realizzata alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna nel 1977. Si prega, dunque, di passare, come il Prière de toucher di Marcel Duchamp, si prega di toccare, di sentire, di percepire e di ascoltare la sensazione del corpo, secondo il suggerimento dell’artista, che invita alla riflessione e all’esperimento del gioco dell’arte. Nello spazio costretto e obbligato dell’attraversamento “dentro” la porta, che con uno dei consueti giochi di parole di Manuela Mancioppi (MM) diventa M’Mporta, ossia IN PORTA, o anche MI IMPORTA (alludendo al ruolo di quest’opera coinvolgente, emozionale e sensuale, all’interno della propria produzione)." Estratto dal testo di Fiorella Nicosia |
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in M’Mporta, evento speciale Ultracorpi produzione, Java/Infoshop, Comune di Firenze |
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frames da video |
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