ti amo |
2008-2013 photo on the move in progress |
Circa 400 foto dal finestrino scattate nel tragitto Terontola-Firenze, il soggetto è la Chiusa dei Monaci, un progetto in progress iniziato dal primo scatto effettuato l'11/03/2008, una dedica trovata sul vetro del finestrino è la coincidenza che dà il via agli scatti in movimento ad ogni viaggio. |
Dal racconto breve di Manuela Mancioppi "andata e ritorno" 26/02/2010 |
Stazione di Terontola. Manca un minuto. Come al solito sono in ritardo. Corro. Scale. Sottopassaggio. Scale. “Il regionale da Foligno per Firenze è in arrivo al binario 3”. Lo so, lo conosco. Sono al binario attendo gli ultimi secondi, respiro profondamente, seduta sulla solita panchina. Al di là dei binari il pino solitario che saluta sempre l’orizzonte. Mi sorride. Mi giro a sinistra, allungo il collo per vedere meglio, eccoli laggiù, i due occhi luminosi che mi salutano, ecco il mio serpente magico. Salgo sulla seconda vettura di testa, il mio posto preferito mi attende. Sulla destra, accanto al finestrino, nel senso di marcia. C’è un motivo per cui mi siedo sempre lì. La vettura non è ancora molto affollata, le persone saliranno alle prossime fermate. Ah, finalmente sono in treno! Sto entrando nella mia dimensione, il mio corpo diviene parte del tutto. Osservo dal finestrino, fuori, mi sembra di volare. Il paesaggio è in continuo cambiamento, lo osservo tutti i giorni, da anni, non è mai lo stesso. I pensieri si muovono, fluttuano nella velocità dello spostamento d’aria, tra le fronde degli alberi sfiorati durante il passaggio. Prendo il mio taccuino, disegno questi spostamenti, queste immagini che mi passano davanti, sono frames di un film. Sono in pace con tutto, credo che un sorriso si sia formato spontaneo sul mio viso. “È libero?”. “Si, si, prego.” “Grazie”. Iniziano a riempirsi i posti a sedere, dove siamo? Arezzo. Devo tenermi pronta. Il treno riparte dalla stazione, oltrepassiamo la zona industriale, prendo dalla borsa la mia fedele macchina fotografica. Accendo, controllo di aver disattivato il flash. Controllo il panorama per individuare il punto esatto. Punto l’obiettivo al finestrino. Tremo un po’ per l’emozione, devo rimanere concentrata. Vedo le punte degli abeti in fila, ci siamo quasi. CLICK. Preso! Sotto lo sguardo degli altri passeggeri riguardo soddisfatta la foto appena scattata. Ora e data sono segnate dalla fotocamera. Scatto una foto a quello stesso luogo, dallo stesso punto di vista, ogni volta che passo, all’andata e al ritorno, mattina, pomeriggio, sera, autunno, inverno, primavera, estate. È un luogo che mi apre il cuore, si apre a me, lo attraversiamo sempre in velocità, hai modo di vederlo il tempo di un click. Un click, un saluto, un battito di ciglia, una presenza registrata, una sicurezza. Una mattina, dopo lo scatto, scopro un “ti amo” sulla fotografia, che emozione, è un messaggio per me! Ah, no! È una scritta sul vetro del finestrino. Torno a disegnare. Il viaggio sembra essere ogni volta più breve. Viaggerei all’infinito accanto a quel finestrino. Altre pagine da disegnare, paesaggi da vedere. “Prossima stazione Firenze, Campo di Marte”, arrivata, fine del viaggio. Sono triste. Scendo. Ma tanto c’è il ritorno! |
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